La nostra ricerca ha preso le mosse dal progetto “S.I.M. – La sicurezza nel settore dell’impiantistica – Indagine sui rischi per la salute, la sicurezza e l’ambiente nelle piccole e micro imprese del settore dell’“impiantistica” a Roma, che a seguito dei diversi studi promossi dalle organizzazioni sindacali del settore, ha desiderato evidenziare le principali cause che concorrono a definire il concetto di rischio e la sua percezione effettiva presso imprenditori e lavoratori, relativamente ai diversi comparti del settore impiantistico.
Il tendenziale aumento del rischio nelle piccole imprese del settore ha suggerito uno studio approfondito in grado di individuare i diversi fattori di rischio legati al naturale svolgimento delle mansioni, di verificare la presenza o meno di politiche per la salute e la sicurezza nelle micro e piccole imprese e di valutare la dimensione della “percezione del rischio” presso imprenditori e lavoratori.

Come strumenti d’indagine, la ricerca ha previsto due questionari rivolti a lavoratori e imprenditori, e ha organizzato un focus group con gli imprenditori per migliorare gli esiti conoscitivi dei questionari.
Dall’analisi dei materiali raccolti sono state desunte alcune osservazioni: in particolare è stato rilevato che la percezione complessiva dei lavoratori in materia di sicurezza è nell’insieme negativa. Ciò detto però, non sono stati rinvenuti comportamenti omogenei nel personale indagato: in particolare è stata evidenziata la tendenza da parte dei più giovani lavoratori e di quelli contrattualizzati da meno tempo (che tendono a coincidere) che hanno giudizi più critici su tutti gli aspetti relativi alla sicurezza. In qualche modo questi giudizi sembrano suggerire che non siano cambiate completamente le condizioni di lavoro che appaiono, per chi è giovane e lavora da poco tempo, sempre estremamente critiche. Aumentando l’età e l’anzianità di servizio, migliora la capacità di gestione della complessità della propria condizione di rischio.
Andando ad analizzare i suggerimenti e le opinioni dei lavoratori in relazione ai cambiamenti auspicati in materia, troviamo alcune indicazioni “tipiche” in materia di prevenzione, quali un maggior investimento in sicurezza, nel miglioramento della organizzazione del lavoro, nella richiesta di più controlli e in una maggiore esigenza di formazione.

Le raccomandazioni emerse dalla ricerca S.I.M. – Sicurezza nel Settore Impiantistico – evidenziano alcuni nuclei di riflessione fondamentali:

  • Più conoscenza dei fenomeni: oggi si assiste, e anche la presente ricerca ne è una prova evidente, alla reticenza di imprenditori e lavoratori nel riconoscersi come possibili fonti di informazioni da condividere in materia di sicurezza. Per migliorare la conoscenza delle condizioni di sicurezza adottate dai fornitori delle aziende del settore è necessario approfondire le conoscenze delle condizioni di sicurezza dell’indotto produttivo a cui le aziende del settore fanno riferimento.
  • Più formazione: imprenditori e lavoratori sembrano aver individuato driver di cambiamento simili che fanno emergere l’affermazione di un uso sempre più diffuso dei DPI, della difficoltà di gestire il rischio acustico, della formazione come volano di miglioramento. A partire da questa condivisione e a partire da una forte presenza territoriale di piccole e micro imprese ha senso la possibilità di strutturare attività di formazione comune (lavoratori, imprenditori, preposti) in condizioni di simulazione concreta in azienda.
  • Promuovere un’analisi dell’azzardo e dell’inadempienza insieme all’evoluzione di un controllo “formativo” per l’impresa: verificare quali siano i controlli più diffusi e quali siano le infrazioni più consuete per identificare una mappa effettiva dell’elusione dei processi di messa in sicurezza e progettare opportuni interventi di recupero.
  • Maggiori incentivi per chi promuove la sicurezza: promuovere in questa fase di crisi un maggiore ricorso al contributo pubblico in materia di incentivi per il miglioramento della sicurezza aziendale. Molti imprenditori sostengono infatti che i costi della messa in sicurezza siano i primi a essere ridotti in momenti di difficoltà finanziaria stante la sostanziale imprevedibilità del rischio.