Ricerca Patti di genere – Politiche di Welfare e Conciliazione vita-lavoro nelle Regioni dell’Obiettivo Convergenza 

Punto di partenza di questo intervento è il grande gap che interessa l’occupazione femminile che, pur presente in tutti i Paesi europei, assume dimensioni particolarmente elevate in Italia, dove il gender gap – secondo il World Economic Forum – colloca l’Italia al 74esimo posto su 134 Stati.
I problemi prevalentemente incontrati dalle donne nel mercato del lavoro sono rappresentati prevalentemente dalle difficoltà di accesso e di permanenza, dall’elevatissima inattività (65%), dai contratti deboli, dalle basse qualifiche ricoperte, dalla presenza in settori poco innovativi, dalle difficoltà di far carriera. Il tema della maternità continua a essere uno dei fattori più critici per le donne che lavorano. Se prima della nascita del figlio lavorano 59 donne su 100, dopo tale evento ne continuano a lavorare solo 43. E nel 90% dei casi la motivazione principale dell’abbandono del lavoro è legata alle esigenze di cura dei figli. A ciò si aggiunga la condizione delle donne che si trovano in temporanea difficoltà per aver subito un trauma, una perdita, una separazione, una reazione violenta, soprattutto quando vogliono uscire da una condizione di sfruttamento e cercano di entrare nel mercato del lavoro regolare, per costruirsi una vita normale. Malgrado la riqualificazione dei servizi per l’impiego e la creazione di vari sportelli dedicati alle donne, la conoscenza delle opportunità è ancora inaccessibile per moltissimi soggetti in condizione di vulnerabilità.

Se l’Italia intera è a – 12,8 punti al di sotto dell’obiettivo occupazione femminile fissato a Lisbona per il 2010, il Mezzogiorno e in particolare le Regioni Campania, Calabria e Sicilia ne sono lontanissime:

  • Campania – 32,8 punti
  • Calabria – 29, 2 punti
  • Sicilia – 30, 9 punti

Questo è lo scenario da cui si articola la ricerca della IRS Europa, per la quale gli elementi che appaiono innovativi nella filosofia della politiche per la conciliazione sono, da un lato, il riconoscimento implicito che il tema della conciliazione deve essere trattato non soltanto attraverso la legislazione (raccomandazioni, direttive, ecc.), ma che va soprattutto monitorata e evidenziata la sperimentazione sul campo, affidata ad Enti Locali, ai partner sociali e agli accordi contrattuali; dall’altro la sottolineatura che questa non è una questione di donne, come è sempre stata, ma una questione di donne e uomini.
In particolare l’indagine ha evidenziato gli strumenti di programmazione previsti dalle Regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Sicilia) che mostrano l’esistenza delle condizioni concrete per avviare un insieme di attività che, secondo un approccio orientato alle pari opportunità, possano favorire le politiche locali per la conciliazione. Per realizzare tali attività sono da prevedere e da attivare provvedimenti e politiche che includano:

  1. Sviluppo di servizi family friendly
  2. Creazione e potenziamento di una cultura volta alla conciliabilità dei tempi e delle condizioni di vita
  3. Miglioramento della condizione delle donne sul lavoro
  4. Conciliazione dei tempi e redistribuzione del lavoro di cura uomo-donna
  5. Miglioramento dell’accesso delle donne nei sistemi di lavoro
  6. Miglioramento dell’accesso delle donne nei processi formativi
  7. Le forme di sostegno e di incentivazione all’imprenditoria
  8. Azioni di sitema per implementare la capacity building
  9. Azioni di sistema per la governance regionale e locale